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lunedì 28 marzo 2022

Bentornato Stato, ma ... di Giuliano Amato (Il Mulino)

Non ci interessa dimostrare l’essenzialità dello Stato o del mercato, ma capire come possano interagire per costruire il nostro futuro.

Se fotografo i rapporti che oggi vedo fra lo Stato e l’economia e li confronto con quelli che ho vissuto e che ho contribuito a creare, la differenza che noto è grandissima.


Uno dei protagonisti della storia politica e istituzionale italiana riflette su come oggi – in un mondo indebolito dalle crisi e sollecitato da grandi trasformazioni – sia illusorio pensare che il mercato possa da solo trovare soluzioni. Ma mentre in passato il ritorno allo Stato ha significato debito pubblico, inefficienza e corruzione, oggi lo Stato torna protagonista come investitore nelle imprese della crescita di domani e come Stato «provvidenza», capace di interventi che mai avevamo visto prima. Che cosa ha provocato un mutamento così profondo? È possibile oggi uno Stato promotore, dove l’utilità dell’intervento pubblico possa resistere alle patologie e alle storture che aprirono la strada al neoliberismo?
 

 

Versi di libertà. Trenta poetesse da tutto il mondo di Maria Grazia Calandrone (Mondadori)

Maria Grazia Calandrone, voce nota della lirica e della cultura italiane, riunisce in queste pagine trenta personalissimi ritratti di donne accomunate dall'aver trovato nella poesia la possibilità (talvolta l'unica possibilità) di dire la loro sulla vita e sul mondo. Voci note e voci da scoprire, dei paesi più diversi e lontani: dalle russe Achmatova e Cvetaeva all'afghana Nadia Anjuman alla svedese Karin Boye all'americana Elizabeth Bishop, rivivono le esistenze e le voci e i volti di donne che hanno lasciato, ciascuna a suo modo, un segno e una parola per dare nuova forma e significato al mondo. 

 


 

La vita è un sogno. Incontri sottovoce di Gigi Marzullo (Rai Libri)

Da decenni le interviste di Gigi Marzullo sono un simbolo della programmazione Rai della notte. E anche della serata, da quando Marzullo è ospite a "Che tempo che fa". Il volume intende celebrare questo pezzo di storia della tv pubblica con una raccolta delle più belle interviste di Marzullo, a personaggi come Richard Gere, Monica Vitti, Woddy Allen.... 

 


 

Come fanciulla di Lidia Caputo (Il Filo)

A popolare i versi di Lidia Caputo sono, in primo luogo, persone in carne ed ossa, volti definiti, impressi nella memoria della poetessa che, grazie alla poesia, riescono a rivivere. Viene così messo in moto un meccanismo del tempo che ha quasi lo scopo di «immortalare» persone, luoghi, e momenti per fissarli in qualche modo e impedire che su di essi cali l'oblio (una poesia si intitola esplicitamente Fotogrammi). Questa macchina del tempo gioca con un delicato elemento nostalgico che non diventa mai retorico o formalistico ma esprime, semmai, sentimenti forti e profondi. 


 

Come stormi colmi di giorni di ritorni di Suzana Glavas (Carthago)

«Il vento infinito, il vento eterno, è lo scoglio che soltanto il suono sciamano può comprendere catturare abitare. Una poesia, quella di Suzana Glavas, del patire in una allegria di linguaggi esistenziali ed onirici. In un tutto il cui disegno è naturalizzato tra la Natura e il Tempo in un intreccio di archetipi che fanno della vita e della memoria un ricordare in rimembranze di simboli di sguardi di segni» (Pierfranco Bruni) «Il mobilio col quale è arredata la sua casa poetica è intriso di quell'umiltà alla quale è auspicabile che tutti noi, in questa epoca sovraffollata di parole, si torni. Il suo non è verso poetico acritico, non è riflessione neutra, distante. I versi hanno piena coscienza del Tempo e della sua implacabilità, del nostro essere gettati - la condizione di chi è Gevorfen, la 'gettatezza' di heideggeriana memoria - nel Tempo. Dal fluire del quale vorremmo tutti fuggire per sottrarci al Dolore. Dobbiamo accettare come il più splendido mattino porti con sé sofferenza, come la comprensione delle cose arrivi sempre troppo tardi» (Luca Signorini). 


 

Non solo kimono. Come il Giappone ha rivoluzionato la moda italiana di Laura Dimitrio (Skira)

La moda italiana tra influenze e suggestioni orientali: questo libro racconta gli influssi dell'arte e dell'abbigliamento giapponese tra stoffe, colori, tagli e atmosfere. Quando si considera l'abbigliamento giapponese, il pensiero corre subito al kimono, che ha riscosso uno straordinario successo in Europa e in Italia fin dal tardo Ottocento. Da allora il suo taglio e i suoi motivi decorativi sono diventati fonte di ispirazione per gli stilisti desiderosi di proporre abiti con forme e decorazioni sconosciute alla tradizione sartoriale occidentale. Ma il kimono non è stato l'unico aspetto della moda nipponica a rivoluzionare lo stile italiano. A partire dagli anni Settanta, i fashion designer giapponesi d'avanguardia (Kenzo Takada, Issey Miyake, Yohji Yamamoto e Rei Kawakubo) con i loro abiti informi e asimmetrici hanno sovvertito i tradizionali canoni estetici e sono diventati un punto di riferimento anche in Italia per i creatori di moda anticonformisti. Tra la fine del Novecento e l'inizio del nuovo millennio si sono poi diffuse in Italia le subculture giapponesi, dalla moda kawaii ai cosplayers, alle Lolita. Il volume è corredato da un ricco apparato iconografico, con immagini tratte da riviste di moda, fotografie e bozzetti provenienti dagli archivi dei musei e delle case di moda. Con una prefazione di Akiko Fukai, direttrice e Curator Emeritus del Kyoto Costume Institute, massima esperta del giapponismo nella moda. Docente e studiosa di storia della moda, Laura Dimitrio ha compiuto studi specifici sul giapponismo e sulla moda italiana del Novecento. Tra le sue pubblicazioni vi sono saggi sul giapponismo italiano, sui costumi per la prima rappresentazione di Madama Butterfly e sulla condizione di lavoro delle sarte nel XX secolo. 


 

Al Museo Ribezzo si presentano i libri “Sognare l’infinito” e “La Stella nel Cuore” - Brindisi Oggi, news Brindisi notizie Brindisi e provincia

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Libri, “Icaro, il volo su Roma”, la presentazione il 5 aprile - Associazione L'agone Nuovo

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LIBRI - Il Filo di Arianna - Scomunicando

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"Libri in comune e", il compositore pugliese Rito Selvaggi protagonista nelle pagine di Annamaria Giannelli 30 marzo 2022

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Libri: "Sempre rimesso in piedi", il racconto della storia bella e difficile di Fabrizio Venturi - Firenze Post

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SFOGLIARTI- Rita Bompadre: “Apokrif – Neretva” di Sándor Halmosi – CARTESENSIBILI

SFOGLIARTI- Rita Bompadre: “Apokrif – Neretva” di Sándor Halmosi – CARTESENSIBILI: fábián istván . “Apokrif – Neretva” è la nuova raccolta poetica di Sándor Halmosi (I Quaderni del Bardo Edizioni, 2022) con la revisione della traduzione italiana a cura di Laura Garavaglia e…

Tandem. Due libri a confronto | Cultura

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domenica 27 marzo 2022

iQdB Casa editrice i Quaderni del Bardo di Stefano Donno Editore - Books, ebooks

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La Libreria dei Quaderni a Lecce

La Libreria dei Quaderni a Lecce: La libreria on line aperta 24 ore su 24 di tutti i titoli de i Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno

Alcesti-Eraclidi. Testo greco a fronte di Euripide (Mondadori)

Alcesti, la più antica delle tragedie euripidee a noi pervenute (e l'unica a "lieto fine"), rappresenta la folle sfida alla morte in nome dell'amore di una donna, Alcesti, appunto. Il suo sacrificio esprime la speranza dell'immortalità, la fiducia che gli dei possano volgere il loro sguardo sugli uomini e offrire loro la salvezza. Eraclidi vede invece come protagonisti i discendenti di Eracle (già presente come personaggio in Alcesti), perseguitati da Euristeo. Sconfitto e imprigionato, costui si riscatta alla fine con un discorso ricco di pathos che ribalta completamente il giudizio espresso sui personaggi nel corso del dramma, mettendo in guardia da ogni facile idealizzazione e da giudizi definitivi. Una conclusione inquietante, di folgorante modernità. 

 


 

Lampi di verità di Donato Di Poce

"Con l'immagine dei lampi il poeta esprime una misura e delinea una via di accesso. Nella notte sempre buia del nostro vivere politico e civile, le folgori squarciano il tessuto omogeneo del reale e sfaldano la trama compatta delle banalità e dei pregiudizi, aprendo per pochi attimi, nel battito di ciglia di un'epifania, fenditure e crepe, oltre le quali intravedere sentieri di sopravvivenza. 'Lampi di verità' è una raccolta articolata in due parti; la prima consegna il titolo a tutta l'opera, la seconda è declinata su un versante di 'bellezza'. Una biforcazione? No, piuttosto, due attributi della stessa sostanza. Già il pensiero greco ci richiama alla sintonia di 'bellezza e verità' [...] . Il poeta ha in tasca una fragile matita da cui sgorga la lacrima dell'oppresso. Il poeta spezza la matita come spezza il pane, offre al prossimo un'intuizione, una scheggia di vita estratta dalla carne, e, se riceve in cambio sputi anziché sorrisi, sa che questo è l'inconveniente di ogni dono. La poesia soffierà, comunque, sulle braci del sacrificio." (dalla Prefazione di Alessandro Vergari, collana Z diretta da Nicola Vacca) 

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Il Dottor Bergelon di Georges Simenon nella traduzione di L. Frausin Guarino (Adelphi)

«In lui c’era una sorta di trepidazione, di ansia, una speranza, un’attesa, la voglia di fare un gesto – ma quale? –, di aprire non una porta, ma una strada, un mondo, una prospettiva nuova...»


«La parcella della prima operazione che mi procurerà sarà tutta per lei... In seguito, a ogni paziente che mi manderà, faremo a metà...»: questo aveva detto Mandalin, rinomato chirurgo e proprietario di una clinica di lusso. E quando il dottor Bergelon aveva dirottato sulla clinica la prima partoriente, Mandalin li aveva invitati a cena, lui e la moglie, nella sua bella casa dei quartieri alti, dove Bergelon aveva bevuto troppo, come Mandalin del resto, e poi tutto era andato storto, la partoriente era morta, e anche il bambino... Risultato: adesso il vedovo minacciava di ucciderlo - non Mandalin, ma lui, Bergelon! Eppure, ciò che spingerà il giovane medico a infrangere le regole di una tranquilla, e in definitiva soddisfacente, esistenza provinciale non sarà la paura di morire, né saranno le apprensioni di quella moglie rassegnata e piagnucolosa, ma un «lancinante bisogno di cambiamento», come la sensazione di avere addosso un vestito troppo stretto. Come molti personaggi di Simenon, anche il dottor Bergelon ci proverà, a non accettare il suo destino, a togliersi di dosso quel vestito troppo stretto... 
 

 

La donna di Willesden di Zadie Smith con la traduzione di Dario Diofebi (Mondadori)

A prima vista I racconti di Canterbury, una raccolta di storie scritte alla fine del XIV secolo, sembrerebbero non avere granché a che vedere con i dibattiti contemporanei sulla sessualità e l'empowerment. Ma – come dimostra Zadie Smith in quello che è il suo debutto come drammaturga – non è assolutamente così. Il racconto della donna di Willesden è una rivisitazione del "Racconto della donna di Bath" di Geoffrey Chaucer, ambientata nella periferia nord della Londra del XXI secolo. Zadie Smith ci trasporta dalla taverna medievale di Southwark all'odierno pub Sir Colin Campbell in Kilburn High Road. Ed è in questo pub rumoroso, affollato e pieno di vita che facciamo conoscenza con Alvita, una donna sui cinquant'anni, che è stata sposata cinque volte, parecchio esplicita sulle faccende sessuali, vestita di rosso, con Jimmy Choo tarocche ai piedi e grande fan del cunnilingus. Alvita spiega come si sia sempre rifiutata di farsi dire (dalla società, dalla Chiesa, dai suoi mariti) come comportarsi o vestirsi. Ne viene fuori un personaggio indimenticabile: una donna schietta che parla in modo sfacciato, onesto, salace, oltraggioso e senza vergogna del potere del suo corpo sui suoi mariti. In un'epoca in cui anche le donne più famose possono faticare a esporre e rendere pubbliche le loro storie contro uomini influenti, questo racconto che ci parla del potere femminile non sarebbe potuto riuscire più importante e tempestivo. 

 


 

Il colore del tuo sangue di Paolo Restuccia (Arkadia)

La giovane filmaker Greta Scacchi, mentre guarda le immagini di un video, si accorge di un dettaglio che mette in pericolo la sua vita. La ragazza è accusata di omicidio dal dirigente di Polizia Tommaso Del Re e viene trascinata in una serie di eventi che coinvolgono l'insegnante di cinema Rossella Gardini, una coppia di fratelli che ritornano dal suo passato, Farid e Anissa Akram, il piccolo Nadir, l'inquietante Ahmad, il barista Tong, mentre sullo sfondo si staglia minaccioso il Biolab, un laboratorio in cui si studiano armi chimiche e di distruzione di massa. Per Tommaso Del Re sarà ancor più difficile dipanare la matassa, ostacolato da quelle che definisce le "alte sfere". In un susseguirsi di colpi di scena e azioni rocambolesche far emergere la verità diverrà arduo ed estremamente pericoloso.