«In lui c’era una sorta di trepidazione, di ansia, una speranza,
un’attesa, la voglia di fare un gesto – ma quale? –, di aprire non una
porta, ma una strada, un mondo, una prospettiva nuova...»
«La parcella della prima operazione che mi
procurerà sarà tutta per lei... In seguito, a ogni paziente che mi
manderà, faremo a metà...»: questo aveva detto Mandalin, rinomato
chirurgo e proprietario di una clinica di lusso. E quando il dottor
Bergelon aveva dirottato sulla clinica la prima partoriente, Mandalin li
aveva invitati a cena, lui e la moglie, nella sua bella casa dei
quartieri alti, dove Bergelon aveva bevuto troppo, come Mandalin del
resto, e poi tutto era andato storto, la partoriente era morta, e anche
il bambino... Risultato: adesso il vedovo minacciava di ucciderlo - non
Mandalin, ma lui, Bergelon! Eppure, ciò che spingerà il giovane medico a
infrangere le regole di una tranquilla, e in definitiva soddisfacente,
esistenza provinciale non sarà la paura di morire, né saranno le
apprensioni di quella moglie rassegnata e piagnucolosa, ma un
«lancinante bisogno di cambiamento», come la sensazione di avere addosso
un vestito troppo stretto. Come molti personaggi di Simenon, anche il
dottor Bergelon ci proverà, a non accettare il suo destino, a togliersi
di dosso quel vestito troppo stretto...