lunedì 4 aprile 2022

Affamati d'amore di Fiorenza Sarzanini (Solferino)

Un'inchiesta, narrata con sensibilità e passione, che fa luce su una malattia del nostro tempo e accende una speranza. Perché il percorso è faticoso, ma se accetti il sostegno di chi conosce questo male e di chi ti è vicino puoi salvarti. Se ti fai aiutare riesci a guarire.


La perfezione non esiste, ma la ricerca della perfezione sì e può diventare una condanna. Ti guardi ma non vedi davvero com'è il tuo corpo. Vuoi cambiarlo per far capire agli altri quello che non riesci a dire: sto male. E alla fine il corpo parla, dice quello che la mente non vuole ammettere: ho bisogno di aiuto. «Io so come ci si sente. A me è successo quando avevo ventitré anni.» Fiorenza Sarzanini, firma di punta del giornalismo italiano, racconta in queste pagine l'anoressia che ha vissuto, come si è curata, come è riuscita a uscirne. E perché ha deciso di impegnarsi in prima persona perché questo male così insidioso sia trattato come una vera emergenza. Cosa succede a tante ragazze e tanti ragazzi di oggi? Perché durante la pandemia migliaia di bambini e adolescenti hanno sviluppato disturbi alimentari, e gli atti di autolesionismo e i tentativi di suicidio sono aumentati? Quanto contano la disinformazione in rete e il confronto sui social? I malati in Italia sono oltre tre milioni, perlopiù giovani e giovanissimi.
 

 

Nagori. La nostalgia della stagione che ci ha appena lasciato di Ryoko Sekiguchi (Einaudi)

Con nagori in giapponese si indica la fine della stagionalità di un frutto, di un ortaggio, di un dono della natura. Ma nagori assume anche le sfumature della nostalgia per una stagione giunta al termine e che ci lasciamo a malincuore alle spalle. Nagori annuncia una futura assenza: per ritrovare quell'odore, quel sapore, quell'emozione bisognerà aspettare un intero anno, non potendo far altro che conservarne il ricordo nella memoria dei sensi. Partendo da un'affascinante riflessione sul nostro legame con le stagioni e la natura, Ryoko Sekiguchi traccia un percorso incantevole attraverso l'arte, la letteratura, la gastronomia, e lo splendore millenario di saggezza e poesia del Giappone.

«Ryoko Sekiguchi esplora gli echi di una parola che ci invita a ripensare il nostro rapporto con il tempo»l'Humanité

«"Nagori" è anche ciò che si prova nell'arrivare alla fine di questo libro, che ci fa ritrovare in un vibrante stato di appetito e contemplazione»Grazia


Hashiri, sakari, nagori: sono questi i tre termini usati in giapponese per descrivere lo stato di stagionalità di un prodotto. Se i primi due sono di immediata comprensione e condivisi da numerose culture – indicano, infatti, rispettivamente il concetto di «primizia» e di «piena stagione» – nagori è un'idea intraducibile, che corrisponde a quella che si potrebbe definire una «retro-stagione». Un frutto di nagori, per esempio, si consuma al termine del suo periodo di maturazione, e si può quindi considerare di fine stagione. Per ritrovarne il sapore, bisognerà rassegnarsi al ciclo delle stagioni e attendere l'anno successivo: nagori allora è la nostalgia della stagione giunta al termine che ci lascia, e che siamo costretti a lasciare. Letteralmente «traccia», «presenza», nagori abbraccia un significato piú ampio. È l'atmosfera di qualcosa che non esiste piú, come quella di una casa che evoca il ricordo di coloro che l'hanno abitata; è ciò che rimane dopo il passaggio di una persona, di un oggetto, di un avvenimento
 

 

La mascella di Caino. Il puzzle letterario più diabolico del mondo di Torquemada con la traduzione di The Crime Badger (Mondadori)

Sei assassini e sei vittime: chi ha ucciso chi? Il puzzle letterario più diabolico del mondo. Un piccolo gioiello di enigmistica.

Nel 1934 il cruciverbista dell'«Observer» Edward Powys Mathers, sotto lo pseudonimo del temibile inquisitore Torquemada, pubblica un enigma letterario: 100 pagine stampate in ordine sparso, 6 assassini, 6 vittime. Compito del lettore, accettare la sfida, tagliare le pagine del libro e disporle nella sequenza corretta così da risolvere il caso. Solo tre persone in quasi cento anni sono riuscite a trovare la soluzione, l'unica possibile tra le milioni di combinazioni.
La mascella di Caino è più di un libro game, più di un intrigo che risveglia l'ingegno e la tenacia; secondo la definizione del Telegraph è «il degno figlio letterario di James Joyce e di Agatha Christie», con un'unica avvertenza: è terribilmente difficile e non adatto ai deboli di cuore.
Nel 2016, Patrick Wildgust, del Laurence Sterne Trust (un museo privato che si occupa di narrativa non lineare) riporta in vita questo piccolo gioiello di enigmistica. A metà novembre 2021, grazie a un video su TikTok di una giovane assistente documentarista di San Francisco il libro è andato esaurito 
 

 

Serge Condividi di Yasmina Reza con la traduzione di Daniela Salomoni (Adelphi)

«In un’epoca dove sempre più si restringe il campo delle cose di cui si può ridere, Reza non rispetta niente: né la famiglia, né il matrimonio, né la donna, né il cancro – e nemmeno, sacrilegio!, i viaggi “turistici” ad Auschwitz» – Franz-Olivier Giesbert

«Reza, come sempre, riesce a restituirci le piccolezze della natura umana, le nevrosi famigliari, il bilico scandaloso di tutto quello che dovremmo – o vorremmo – tacere e che affiora a tradimento, attraverso uno stile che sembra aver affinato alla perfezione: approcciarsi alla verità tramite gli infiniti inciampi delle voci che mette in scena.» – Veronica Raimo, Tuttolibri - La Stampa

«Non cerco di idealizzare l’uomo. Tanto meno di sminuirlo, ovviamente. Voglio soltanto parlare della sua impotenza, della sua incapacità a uscire da se stesso. Calare i personaggi in un contesto “sacro”, in un’ambientazione storicamente carica di tragedia, e vederli andare avanti con i loro piccoli litigi, le loro piccole meschinità – cioè le cose grandi e le cose piccole di tutti i giorni, e il fatto che siano quelle piccole a prendere il sopravvento è sempre stato il mio tema. Il piccolo che supera il grande. Le cose ordinarie che superano quelle eccezionali.» – Yasmina Reza, intervista a La Stampa


Yasmina Reza possiede un orecchio assoluto per «la musica degli uomini e delle donne», e il talento di riprodurla creando personaggi indimenticabili, di cui mette a nudo i lati comici non meno di quelli patetici. Senza sarcasmo, tiene a precisare lei stessa, ma con profonda empatia, poiché tutti sono minacciati dall’insignificanza e dalla malinconia, dallo sfacelo della vecchiaia e dal tempo, che incessantemente ci sottrae la memoria pur non riuscendo a cancellarla completamente. Ed è così anche in questo romanzo, che ci fa entrare nel cuore di una famiglia di origini ebraiche, i Popper, e più precisamente nei complessi, e non di rado conflittuali, legami fra tre fratelli: Jean, il narratore, «quello di mezzo», cresciuto all’ombra del maggiore, il Serge del titolo, un cialtrone bigger than life, inconcludente, superstizioso, scorbutico, scorrettissimo, fragile e seducente; infine Nana, la più piccola, moralista e petulante. E poi figli, nipoti, mariti, ex amanti, a formare un intreccio di voci corrosivo e scintillante.
 

 

La bambina invisibile. Diario di una transizione di Alessia Nobile (Castelvecchi)

Alessia è una donna transgender, ma questa definizione è solo uno stigma sociale che distorce e cela un mondo di emozioni nascoste nel dualismo più ancestrale, quello tra corpo e anima. Di questa scissione e delle sue conseguenze ci parla Alessia. Dalla sua infanzia in cui emerge la consapevolezza che il suo involucro da bambino è solo un'illusione ottica, perché la sua è un'anima femminile, alla sua adolescenza in lotta tra la solitudine e il desiderio di riprodurre una qualche forma di normalità, dalla costruzione metodica e riflessiva di una identità che non ammette tradimenti conformistici alla transizione che, oltre a sgretolare rapporti familiari e sociali, le serra ogni possibilità lavorativa. Alessia deve rifondare ogni giorno la sua vita e sulla sua strada incontrerà la diafana solitudine di ragazze fragili e il calore empatico di Don Gallo, la tenerezza del gesto infantile di un uomo qualunque e la cattiveria generata dall'ignoranza. 


 

L' Alcesti di Euripide nell'Alcesti secondo Alberto Savinio di Gavino Piga (Accademia University Press)

Sul mito di Alcesti Euripide costruisce un dramma ambiguo, mescolando luoghi tipici della retorica tragica, elementi di marca satiresca, spunti di diatriba filosofica, intensificando l'aspetto paradossale della storia e restituendola come enigma che si condensa nel finale dominato dalla figura della donna velata. Un enigma che ispirerà, nel secondo dopoguerra, anche Alberto Savinio e la sua contestatissima pièce, Alcesti di Samuele, dove il mito s'intreccia alla storia vera di una donna ebrea, suicidatasi per non essere d'intralcio al marito in un'Europa insanguinata dalla follia nazista. Il rapporto fra modello e riscrittura, però, non si risolve in semplice "attualizzazione dell'antico": è un ben più sottile gioco di prossimità e distanziamenti, un dialogo che teorizza il proprio farsi. La tessitura analogica che connette il mito al contemporaneo si rivela spazio complesso e conflittuale, in cui alla narrazione si affianca una contronarrazione, al tragico l'antitragico, al mito la sua dissoluzione: proprio in questo si mostra del resto la profonda affinità di Savinio con Euripide, abile a scovare nei miti tensioni ossimoriche e destabilizzanti. Da entrambi Alcesti è messa in causa come incarnazione di un conflitto fra identità e rappresentazione (assenza e presenza), mentre lo scambio che sostanzia il suo sacrificio viene scandagliato su un piano in cui la dicotomia fra vita e morte si riduce a pura approssimazione. 


 

L'antica Grecia e la vita che "entra in circolo" - Video 3 di 3 - "Alces...

Libri belli da leggere e da collezionare nella tua libreria - Prima Monza

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'La mantide' di Tinta per la rassegna 'Libri in comune e...' 6 aprile 2022

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Grande successo per Libri in piazza a Rivoli - Quotidiano Piemontese

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Libri: Graphic novel "Vento di libertà" di Bonaccorso - Sicilia - ANSA.it

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6 nuovi libri fra restauro, romanzi, cataloghi e fotografia | Artribune

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domenica 3 aprile 2022

iQdB Casa editrice i Quaderni del Bardo di Stefano Donno Editore - Books, ebooks

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La Libreria dei Quaderni a Lecce

La Libreria dei Quaderni a Lecce: La libreria on line aperta 24 ore su 24 di tutti i titoli de i Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno

Punto di fuga di Elizabeth Brundage e con la traduzione di Manuela Faimali (Bollati Boringhieri)

Con una scrittura evocativa e coinvolgente, Punto di fuga è un thriller dal congegno perfetto, basato sul doppio e sulla rivalità.

Quando Julian Ladd legge sul «New York Times» della morte del celebre artista Rye Adler ha un tuffo al cuore. Julian e Rye si erano conosciuti da studenti, durante l'esclusivo Brodsky Workshop di fotografia. Rye, alla ricerca di un coinquilino, gli aveva offerto una stanza e, Julian, trasferitosi da lui, nel diventargli amico si era presto convinto - forse per via di una crescente vena di gelosia ossessiva - che non avrebbe mai raggiunto quel successo artistico che vedeva certo in Rye. Entrambi, poi, avevano subito il fascino della loro talentuosa compagna di corso, Magda, le cui fotografie del quartiere polacco in cui era nata la distinguevano tra tutti, ed entrambi erano arrivati ad avere con lei una relazione più intima. Julian, stupito di vedere che al funerale non c'è una bara, finisce per rientrare all'improvviso in un mondo che credeva di essersi lasciato alle spalle, arrivando a dubitare non solo della morte di Rye, ma dei fondamenti della propria esistenza.


 

Un mondo quasi perfetto di Diane Cook (Sem)

Una storia brutale e ammaliante sull'umanità e il suo futuro.


La figlia di cinque anni di Bea, Agnes, sta lentamente deperendo, consumata dallo smog e dall'inquinamento di una metropoli dallo sviluppo incontrollato. Se rimangono in città, Agnes morirà. C'è solo un'alternativa: lo Stato delle Terre Vergini, l'ultima fascia di terra incontaminata e protetta, da cui gli uomini sono sempre stati banditi. Fino a ora. Bea, Agnes e altre diciotto persone si offrono volontarie per andare a vivere nello Stato delle Terre Vergini, cavie di un esperimento volto a verificare se gli uomini possono convivere con la natura senza distruggerla. Come nei tempi antichi, la loro situazione è quella di nomadi, cacciatori raccoglitori che imparano lentamente e dolorosamente a sopravvivere in una terra imprevedibile e pericolosa, combattendo per il potere e per il controllo, tradendosi e salvandosi a vicenda. Ma mentre Agnes abbraccia la libertà selvaggia di questa nuova esistenza, Bea si rende conto che aver salvato la vita di sua figlia significa ora perderla sul piano affettivo e personale. Più si allontanano dalla civiltà, più il loro legame viene messo alla prova in modi sorprendenti e dolorosi. 
 

 

Nel modo in cui cade la neve Nel modo in cui cade la neve di Erin Doom (Magazzini Salani)

Un cuore candido come la neve, un amore che infuria come la bufera, un segreto prezioso, da custodire oltre la morte.

Si dice che il cuore è come la neve. Audace, silenzioso, capace di sciogliersi con un po’ di calore. Da dove vengo io ci credono in tanti. Io non ci avevo mai creduto.

Ivy è cresciuta fra laghi ghiacciati e boschi incontaminati, circondata dalla neve che tanto ama. Ecco perché, quando rimane orfana ed è costretta a trasferirsi in California, riesce a pensare soltanto a ciò che si è lasciata indietro. Il Canada, la sua terra, e un vuoto incolmabile. Tra quelle montagne c'è il passato a cui la ragazza è tanto legata, lo stesso che, a sua insaputa, le ha cucito addosso un segreto pericoloso. Adesso l'unica famiglia che le rimane è quella di John, il suo dolcissimo padrino. Le basta poco, però, per capire che il figlio di John, Mason, non è più il bambino sdentato che da piccola ha visto in foto. Ormai è cresciuto e ha gli occhi affilati di una bestia selvatica, un volto simile a un covo di ombre. E quando le sorride torvo per la prima volta, incurvando le labbra perfette, Ivy si rende conto che la loro convivenza sarà più difficile del previsto. Mason, infatti, non la vuole lì e non fa niente per nasconderlo. Mentre tenta di restare a galla tra le onde impetuose della sua nuova vita in riva all'oceano, il Canada e i suoi misteri non smettono di tormentare Ivy. Riuscirà il suo cuore, candido come la neve, a fiorire ancora vincendo il gelo dell'inverno?

COME COMINCIA
Si dice che il cuore è come la neve.
Audace, silenzioso, capace di sciogliersi con un po' di calore.
Da dove vengo io ci credono in tanti. È il proverbio dei vecchi, dei bimbi più piccoli, di quelli che brindano alla felicità.
Ognuno di noi ha un cuore di neve, perché la purezza dei sentimenti lo rende terso e immacolato.
Io non ci avevo mai creduto.
Anche se lì ci ero cresciuta, anche se avevamo il ghiaccio intarsiato nelle ossa, non ero mai stata il tipo da certe dicerie.
 

 

Il pensiero bianco. Non si nasce bianchi, lo si diventa di Lilian Thuram con la traduzione di Marco Aime e Maria Elena Buslacchi (ADD Editore)

«Bisogna fare uno sforzo non indifferente per liberarsi di tutte le maschere che si è stati obbligati a portare, e anche quando ci si riesce, si corre il rischio di non essere capiti, perché la società non ama gli spiriti liberi. Ma sono gli spiriti liberi a cambiare le società.» Che cosa vuol dire essere bianco? E se invece di un colore della pelle indicasse un modo di pensare? Diventare bianco, non è forse imparare a pensare a sé stesso come dominante? Quando si parla di razzismo, il nostro sguardo si rivolge alle persone discriminate, mentre dovremmo guardare alle persone che da queste discriminazioni traggono vantaggio. Sul filo della storia - le conquiste coloniali, la schiavitù, la continua razzia di materie prime e dell'arte africana - Lilian Thuram racconta il pensiero bianco, come è nato e come funziona, il modo in cui dilaga e divide. È la cristallizzazione di una gerarchia, di un sistema economico di dominazione e di sfruttamento. Capire i meccanismi intellettuali invisibili che sostengono questo schema, e rimetterli in discussione, ci farà prendere coscienza che il nostro modo di definirci - sono un uomo, sono una donna, sono nero, sono bianco, sono meticcio, sono cattolico, sono musulmano, sono ebreo, sono ateo - è frutto di un pregiudizio storico e culturale. 

 


 

Lo faccio per me. Essere madri senza il mito del sacrificio di Stefania Andreoli (Rizzoli)

Uno sguardo liberatorio sull'essere donne e madri.


Ogni martedì la psicoterapeuta Stefania Andreoli tiene sul suo profilo Instagram una rubrica di domande e risposte. Qui trovano spazio storie, attualità e tanti dubbi di genitori. Mamme, perlopiù. Disorientate, equilibriste, creative, volenterose, sull'orlo di una crisi di nervi, ma tutte accomunate da un'ambizione: compiere le scelte più giuste. Giuste, sì, ma per chi? Da quando si diventa madri, sembra sottinteso che l'unica ragione accettabile per qualunque decisione quotidiana e di vita sia "lo faccio per mio figlio". "Lo faccio per me" è una frase che suona egoista, indegna per una madre. Le ragioni sono storiche, culturali, legate ai falsi miti del sacrificio e dell'amore incondizionato e a una distorta interpretazione del famoso istinto materno. La pressione è forte: a lasciare il lavoro; a trascurare interessi, amicizie e il rapporto di coppia; a sentirsi in colpa per un paio d'ore dal parrucchiere "che sottraggono tempo alla famiglia". Insomma, a dire addio a una parte di sé. In questo libro Andreoli ribalta le vecchie convinzioni 
 

 

Ventiseiesimo piano di Tiziana Gazzini (Rubbettino)

Milano. Alle 17.47 di giovedì 18 aprile 2002 l'aereo da turismo Rockwell Commander 112TC si schianta sul grattacielo Pirelli, sede della Regione Lombardia. Punto d'impatto il ventiseiesimo piano dove si trovano gli uffici dell'Avvocatura. A bordo del velivolo solo il pilota, Luigi Fasulo. Muoiono nell'incidente oltre a Fasulo, 67 anni e 4000 ore di volo, Annamaria Rapetti e Alessandra Santonocito, brillanti avvocatesse quarantenni ancora al loro posto di lavoro. Settanta i feriti. Un disastro aereo che arriva a 7 mesi da un'altra tragedia di maggiori dimensioni e conseguenze: l'attacco terroristico alle Twin Towers di New York. L'attenzione dei media è altissima e diverse le ipotesi: attacco terroristico anche a Milano, suicidio del pilota, incidente. Un anno dopo, il 17 aprile 2003 la Procura della Repubblica di Milano notifica alla Regione Lombardia la richiesta di archiviazione dell'inchiesta: è stato un incidente. Ma le indagini si riaprono. Com'è possibile che un aereo da turismo sia potuto entrare nello spazio aereo interdetto sopra la città? Seguirà un'altra archiviazione. Due anni dopo, il 18 aprile 2004 la Regione Lombardia inaugura il restauro del grattacielo. Protagoniste del libro, con le loro vite, sono Annamaria Rapetti e Alessandra Santonocito. 


 

Il binocolo e il microscopio - L’arte di raccontare il territorio di Renato Moro (Manni)

Prefazione di Flavio Filoni

Postfazione di Rosario Tornesello

Questo libro racchiude, per stralci, un assaggio degli scritti giornalistici di Renato Moro, curati da Stefano Cristante e Stefano Martella.
La sua scrittura, con razionalità e partecipazione, versatile e controcorrente, ha attraversato il cammino dei profondi mutamenti del Salento. Dall'esplosione della Sacra corona unita, allo sviluppo del turismo e la conseguente trasformazione urbanistica, le crisi industriali e le tensioni sociali. Segue poi l'imperversare della xylella, capace di trasformare l'intera fisionomia del territorio; e il suo sguardo era pure rivolto sia alla cultura delle radici che alle novità, ai fermenti giovanili.
Scrivono i curatori: “Renato era capace di usare la propria scrittura come un microscopio e un attimo dopo come un binocolo, fornendo a chi lo leggeva gli strumenti informativi e le argomentazioni necessarie per arrivare a capire i fenomeni”.
E Rosario Tornesello, nella Postfazione: “C’era, nel suo modo di lavorare, una naturale, spontanea tendenza a trasformare ogni giorno in un primo giorno. E sempre con lo stesso entusiasmo. Questa ampia opera di ricostruzione del suo lavoro rimanda intatto il profilo di un giornalista disincantato il giusto, ironico il necessario. Consumare i tacchi, parlare con tutti, ragionare a fondo sulle cose, sulla loro origine, sulle loro implicazioni, sulle loro conseguenze”.

 


 

Interno rosso Marte Condividi di Rosaria Ragni Licinio a cura di Antonio Bux e Mara Venuto (Gattomerlino/Superstripes)

In quest'opera prima di Rosaria Ragni Licinio, tutta la poesia è forza concentrica ed espressione di materia nervosa. Infatti se da un lato i versi tendono a riorganizzare la memoria generatrice con lo scopo di "far quadrare" la realtà attraverso fotogrammi precisi, dall'altro una coscienza meditativa offre al lettore un'ampia gamma di riflessioni sulla vita e sulla morte. 


 

Posgarù. Dialoghi diagonali sul patrimonio culturale e dintorni di Daniele Manacorda (Edipuglia)

È possibile affrontare i temi della cultura e del patrimonio culturale senza cadere nel trabocchetto del gergo degli addetti ai lavori? È possibile spargere un po' di ironia là dove la seriosità dei linguaggi e degli atteggiamenti fa velo alla serietà degli argomenti? Una collezione di dialoghi 'registrati' nei luoghi delle nostre vite quotidiane sembra dare una risposta affermativa a questi interrogativi. Semplificare si può, con buona pace di chi pensa che semplificazione faccia rima con banalizzazione. Ma la forma del dialogo ci fa un regalo in più: ci dice quanto sia normale che nelle parole e nei silenzi dei nostri interlocutori si possa trovare sempre qualcosa che ci aiuta ad aprire l'orizzonte delle nostre domande, a cogliere elementi di condivisione più che di contrasto. I personaggi colti nel vivo delle loro giornate di lavoro o di svago ci ricordano che per dare peso e autorevolezza alle proprie idee, anche nel campo della cultura, non c'è bisogno di alzare la voce, quanto piuttosto di praticare l'ascolto. Le voci della gente comune mescolate a quelle degli addetti ai lavori sembrano voler farci riflettere sul nostro amore per il patrimonio: troppo geloso? miope? contento di sé? E ci sussurrano che, se vogliamo davvero offrirgli un futuro, dobbiamo non solo conoscerlo, ma anche condividerlo: il compito degli studiosi e delle istituzioni, oggi, in fondo è tutto qui. 


 

Libri pericolosi. Censura e cultura italiana in età moderna di Giorgio Caravale (Laterza)

Nei secoli racchiusi tra l'invenzione della stampa e la nascita del diritto d'autore anche gli uomini e le donne più illuminati credevano nella necessità di sorvegliare la circolazione libraria e reprimere le idee considerate dannose per la società. Cosa distinse il sistema di censura romano dai meccanismi di controllo vigenti in altre parti d'Europa? E, soprattutto, in che modo la censura ecclesiastica influì sugli sviluppi della cultura italiana nel corso dell'età moderna? Tenendo insieme in un unico grande affresco dotti e 'senza lettere', letteratura e arte, scienza e filosofia, politica e teologia, questo libro restituisce la voce ai tanti attori che animarono la scena culturale della penisola italiana. Ricostruisce gli strumenti con cui Roma cercò di impedire la diffusione dei libri ritenuti pericolosi e allo stesso tempo gli stratagemmi con cui autori, stampatori e lettori cercarono di aggirare tali controlli. La censura fu eliminazione, soppressione, cancellazione, ma anche sostituzione, restituzione, riscrittura. Il successo della politica religiosa e culturale della Controriforma passò anche per la capacità di restituire ai fedeli una serie di testi atti a sostituire i libri non più disponibili. Il libro scomparve e poi ricomparve sotto forme diverse, lontane ma non del tutto nuove rispetto al loro aspetto originario. 


 

Pan, Cremorin e il segreto della prof di Franca Cicirelli con le illustrazioni di Costanza Lettieri (Giazira Scritture)

Un manoscritto misteriosamente ritrovato, due amici che diventano cavalieri, una missione segreta da compiere. Potrebbe dirsi di un'avventura raccontata all'epoca di carrozze, damigelle, castelli e spade. Invece queste pagine raccontano di una scuola, dei suoi alunni e di una professoressa con un segreto. Scoprirlo significherà dare un nome nuovo alle cose. Questo libro invita a riflettere sul mondo dell'insegnamento, sui suoi limiti ma anche sulle infinite, splendide potenzialità che può esprimere, regalando ai ragazzi il piacere di apprendere, la voglia di mettersi in gioco, il coraggio di sognare.


 

Le confessioni di Sant'Agostino (Rizzoli) a cura di C. Vitali

"Questa è l'autobiografia sanguinante di uno scrittore geniale, di un pensatore profetico, di un uomo che si espone senza sconti al giudizio della storia, ma soprattutto di un'anima che testimonia la necessità della relazione con Dio. Chi può non riconoscere in Sant'Agostino un suo fratello intimissimo? Chi non condivide con lui il desiderio essenziale di conoscere il mistero della creazione e il bisogno assoluto di essere amati?" (Christian Raimo) 


 

3. La filosofia occidentale in 10 libri: Le Confessioni di San Agostino

Generation Sleepless, by Heather Turgeon & Julie Wright (MPL Book Traile...

Book Trailer for Starship Wuthering Heights by T. J. P. Campbell.

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sabato 2 aprile 2022

La Libreria dei Quaderni a Lecce

La Libreria dei Quaderni a Lecce: La libreria on line aperta 24 ore su 24 di tutti i titoli de i Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno

La storia del pianeta blu di Andri Snær Magnason con la traduzione di Maria Cristina Lombardi e le illustrazioni di Andrea Antinori (Iperborea)

Dall’autore del Tempo e l’acqua, una moderna favola ecologica piena di cuore e avventura che ha divertito e fatto riflettere sulle sorti del nostro pianeta i giovani lettori di ventisei paesi.


Su un pianeta blu, Brimir e Hulda vivono liberi e in armonia con gli altri piccoli abitanti di un'isola, misteriosamente destinati a restare bambini per sempre. Tutti i giorni è un'avventura, tra boschi, animali selvatici, cascate avvolte negli arcobaleni e farfalle che ogni anno si svegliano dal letargo ravvivando il cielo di mille colori. Ciascuno mangia, dorme e gioca quando gli pare e nessuno sa cosa siano i soldi perché tutto è gratis. A rompere il perfetto equilibrio è l'arrivo su un'astronave di uno strano uomo, Gaio Fracasso, che commercia in aspirapolvere spaziali e, come promette il biglietto da visita, «fa avverare i sogni e dona la felicità». E il sogno più bello non è quello di volare? Detto, fatto: Gaio Fracasso cosparge i bambini di polvere d'ali di farfalla, attivata dalla luce solare, poi inchioda il sole nel cielo sopra l'isola e caccia via le nubi, così tutti potranno volare a piacimento. Ma il prezzo da pagare al mercante di sogni si rivelerà insostenibile, sia per i bambini volanti, costretti a cedere la loro giovinezza goccia dopo goccia, sia per i bambini dell'altra metà del globo, condannati alla notte perenne. Immaginifica e ricca di svolte inaspettate, una storia che mescola al divertimento la necessità di riflettere sulle preziose risorse della Terra, intrecciando per i nostri piccoli lettori, loro sì destinati a diventare grandi, vicende di egoismo e generosità, ingenuità e sacrificio.
 

 

Viaggio al Congo di André Gide a cura di Giordano Tedoldi (Marsilio)

«Quale demone mi ha spinto in Africa? Insomma, che cosa cercavo in questo paese? Ero tranquillo. Ora so; devo parlare.»


André Gide (1869-1951) è stato un'apparizione unica nel panorama della cultura europea a cavallo tra xix e xx secolo. Di quell'epoca di transizione è stato un sensibilissimo rivelatore, mescolando inestricabilmente vita e opere in un inconfondibile impasto di idealismo e materialismo, devozione e miscredenza, trascendenza e degrado. Allevato secondo i precetti del calvinismo paterno e del cattolicesimo materno, nel suo sviluppo umano e artistico non si è limitato a una banale ribellione a tali rigidi, nativi presupposti, ma ha ostinatamente tentato una coincidentia oppositorum dove l'un estremo non negava mai l'altro, senza mai concedersi interamente allo spirito del tempo quale che fosse il suo effimero vessillo: spiritualismo, nichilismo, immoralismo, comunismo. Opere narrative, diaristiche, reportage vanno così a comporre il quadro di una psicologia di sconcertante complessità, consapevolmente rapsodica e contraddittoria, nella quale il rischio dell'eclettismo è scampato grazie a una sintesi lirica, non meccanica, di tutte le influenze culturali ... 
 

 

Namiko e i giardini di Kyoto di Andreas Séché con la traduzione di Cristina Vezzaro (Mondadori)

Attraverso una storia d'amore unica e commovente che mette a confronto la mentalità occidentale con quella orientale, questo romanzo esplora l'eterno dilemma tra ragione e cuore, tra avere ed essere, trovando una risposta nella poesia.

Quando un giornalista tedesco di ventinove anni si reca in Giappone per un reportage sull'arte dei giardini, non può certo prevedere che questo viaggio cambierà la sua vita per sempre. Nel corso delle sue passeggiate nei giardini di Kyoto incontra infatti la misteriosa e sensibile studentessa Namiko, custode di un rapporto intimo con la natura, e ne rimane immediatamente affascinato. Ascoltandola ripercorrere l'arte millenaria che rende questi giardini spazi di meditazione e armonia, si rende conto che la donna sussurra e che il tono sommesso della sua voce regala alle parole un'intensità e un significato del tutto nuovi, in grado di toccare le corde più profonde dell'anima. Namiko sussurra non solo con le parole, ma anche con i gesti, lo sguardo e il tatto. Per il giornalista è solo il primo passo di un lungo viaggio, dentro una cultura celata nei caratteri della scrittura e nei tradizionali kúan che il protagonista inizierà a comprendere con l'aiuto del padre di Namiko. Finché una notte ... 
 

 

Il figlio recidivo di Fabio Bartolomei (E/O)

Tommaso voleva fare l’ingegnere ed era già avviato a una brillante carriera quando ha scoperto di avere un desiderio ancora più irrefrenabile: fare il figlio. Quando si ha un talento come il suo, perché arrendersi?

Il figlio recidivo, l’ultimo tassello della Quadrilogia della famiglia, è una commedia che esplora le profondità dei legami genitori/figli da un punto di vista inconsueto, attraverso le divertenti e appassionanti vicende di Tommaso, un quarantacinquenne senza famiglia. Orfano dalla più tenera età, il protagonista è animato dall’incontrollabile bisogno di sperimentare, in modo compulsivo ed estroso, quelle emozioni che la sorte gli ha negato. Bartolomei racconta il dramma dell’abbandono creando un personaggio dalla struggente umanità che si condanna a rivivere senza sosta le gioie e i dolori dell’essere figlio. Una vita segnata, destinata a segnare e sconvolgere altre vite.


 

Vita di Charlotte Brontë di Elizabeth Gaskell e la traduzione di Annamaria Biavasco e Valentina Guani (Neri Pozza)

Storia di una donna volitiva, ribelle e passionale, che fece della letteratura una ragione di vita, l’opera di Elizabeth Gaskell ha il pregio raro di una biografia di Charlotte Brontë composta da una scrittrice che occupa un posto di rilievo nel pantheon delle lettere inglesi.

«Un'amorevole difesa del valore e del potere della scrittura femminile e, insieme, una testimonianza dei vincoli posti alle scrittrici e dei modi che hanno trovato per superarli.» – The Guardian


Le loro esperienze di vita e di scrittura erano molto diverse: Charlotte Brontë riservata, solitaria e anticonformista; Elizabeth Gaskell estroversa, ambiziosa e politicamente impegnata. Eppure, le due scrittrici vittoriane furono grandi amiche. Dopo la morte di Charlotte Brontë, avvenuta nel 1855, suo padre, il pastore Patrick Brontë, affidò proprio alla Gaskell il compito di scrivere una biografia veritiera sulla figlia, troppo spesso vittima di maldicenze e pregiudizi. Elizabeth Gaskell partì così sulle tracce della popolare scrittrice, componendo un’opera notevole per quantità e qualità, attingendo a lettere, intervistando quanti l’ave - vano conosciuta e arrivando fino a Bruxelles, dove nel 1842 Charlotte si era recata insieme alla sorella Emily per studiare la lingua francese. Ne emerge il ritratto di una donna che, andando controcorrente rispetto all’epoca vittoriana, seppe trovare le parole per dare voce alla propria esperienza, anche a costo di apparire «poco femminile» agli occhi dei contemporanei.
 

 

Il fiore di Parigi. Il romanzo di Simone de Beauvoir di Caroline Bernard e la traduzione di Maria Carla Dallavalle (TRE60)

La vita appassionante di una donna che ha lottato per i diritti di tutte le donne.

Al Lycée Molière Simone era una star. La mattina le sue allieve facevano a gara per accompagnarla dalla metropolitana a scuola. Alcune erano così audaci da cercarla nei caffè la sera per salutarla. «Queste ragazze ti adorano» osservò Sartre. «Ma perché? Sono solo la loro insegnante» si chiese Simone a voce alta. «Castoro, sei una persona intelligente, buona e gentile. Ma ciò che queste giovani ammirano più di te è il modo in cui vivi. Sei libera, indipendente e non ti lasci trattare con condiscendenza. Presti loro i tuoi libri, dimostrando che non ti senti superiore. Non c’è da stupirsi se ti ammirano.» Simone lo guardò: «Ci conosciamo da tanto tempo, eppure sei tu a farmi le dichiarazioni d’amore più belle». «Mi viene facile, non devo fare altro che dire la verità su ciò che vedo davanti a me.»


Parigi, 1929. Simone è una ragazza curiosa, vivace e intelligente, e ha un grande sogno: diventare una scrittrice. Nonostante il parere contrario della famiglia, soprattutto del padre, severo e tradizionalista, Simone dopo il liceo si iscrive all'Università. Sono anni decisivi per lei, di studi letterari, di amicizie profonde e di incontri importanti. Ed è proprio nelle aule dell'École Normale Supérieure che Simone conosce l'uomo destinato a diventare il suo compagno di vita: Jean-Paul Sartre, di poco più grande di lei, apprezzato e conosciuto nell'ambiente universitario per le sue idee filosofiche e il suo carisma. Entrambi si sentono immediatamente legati, perché hanno interessi culturali comuni, ma soprattutto hanno la stessa visione del mondo e dell'amore, fondata sulla libertà assoluta e sul rifiuto di ogni vincolo e costrizione. Con Sartre, Simone condivide la vita privata ma anche il lavoro di scrittrice e l'impegno politico, frequentando i caffè della Rive Gauche, animati da artisti e intellettuali, e viaggiando per portare avanti le proprie battaglie... 



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