«Ho assaporato la libertà degli uomini, ho visto le ragazze della mia età scomparire dalle strade e diventare invisibili. Per me non è più possibile tornare indietro. È troppo tardi».
Nonostante sia
cresciuta sui monti afgani al confine con il Pakistan, in una zona
ancora legata a tradizioni secolari, Ukmina sin da piccola va in
bicicletta, gioca a pallone, si sposta da sola per le commissioni, parla
da pari con gli uomini del suo villaggio. Il motivo per cui può farlo è
perché Ukmina non esiste. È un fantasma. Undicesima dopo sette femmine e
tre maschi morti in fasce, quando ha superato il mese di vita, suo
padre ha capito che ce l'avrebbe fatta e ha sentenziato: «Tu sarai un
maschio, figlia mia». È un'usanza diffusa in Afghanistan, tollerata
anche dai mullah: una famiglia senza figli maschi, può crescere una
bambina come fosse un bambino. Per salvare l'onore, e per scongiurare la
malasorte sui figli futuri. Malasorte che consiste nell'avere figlie
femmine. Vengono chiamate bacha posh, "bambine vestite da maschio", e
sono tantissime. In virtù di un semplice cambio di abiti, Ukmina ha
avuto tutta la libertà riservata agli uomini. E ha compreso fino in
fondo quale prigionia sia nascere donna nel suo Paese.
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